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Attenzione e produttività

Attenzione e produttività sono correlate?

Qual è l'impatto delle relazioni virtuali sulla produttività?

Stiamo vivendo in un momento storico in rapida evoluzione che se da una parte ci offre nuove opportunità, dall'altra ci sfida con delle contraddizioni da gestire.

Contraddizioni come quella relativa alla nostra capacità di attenzione.

Mentre per definizione un ambiente più complesso richiede un livello di attenzione più alto, il nostro si continua a ridurre a causa della connessione incessante con il mondo attraverso la tecnologia che ci ritroviamo in mano.

Le ricerche hanno dimostrato che la nostra capacità di concentrazione è vicina agli 8 secondi, al di sotto di quella di un comune pesce rosso.

Il sogno di poter rimanere in contatto con chiunque, ovunque, in qualsiasi momento si è trasformato nell'incubo di essere continuamente a disposizione degli altri. Il nostro cervello è continuamente stimolato da alert, notifiche e messaggi che senza permesso e senza preavviso interrompono qualsiasi attività. Compresa quella che richiede la nostra massima attenzione e concentrazione:

l'ascolto degli altri.

L'attività per noi più complessa in assoluto.

Sappiamo bene che la comunicazione con gli altri ha una ricchezza di elementi di cui spesso siamo poco consapevoli ma che influiscono pesantemente sulla comprensione e sul risultato finale. Si tratta dell'intelligenza emotiva, più analogica-sensoriale, fatta di gesti, ritmo, movimenti, postura, espressione, inflessioni, toni... e meno legata alla verbalizzazione, più digitale.

Oggi, a fronte di un aumento generalizzato dei contatti e delle relazioni interpersonali che richiedono la maggioranza dei ruoli professionali, si è sommata la sfida imposta dal COVID-19: gestire le relazioni solo attraverso la tecnologia. Ulteriore richiesta di attenzione nelle interazioni con gli altri, perché perdiamo una parte ricca, fatta di comunicazione analogica.

E tutto questo cosa ha a che fare con la produttività?

Molto.

È più rapido e efficace avere uno scambio con un interlocutore a cui dedichiamo, anche per pochi minuti, tutta la nostra attenzione e il nostro ascolto attivo o uno scambio solo digitale?

e se lo scambio è filtrato dal video? siamo più attenti o più distratti?

Le ricerche in atto ci dicono che il rapporto della capacità di attenzione tra uno scambio di persona e uno virtuale è di 3 a 1.

Il che significa che se in presenza fisica abbiamo la capacità di prestare attenzione per 30 minuti, quando interagiamo attraverso le tecnologie la nostra capacità scende a 10 minuti.

Ecco perché diventa sempre più importante allenare la nostra capacità di concentrazione e quella di usare consapevolmente attenzione e ascolto attivo.

Mi è capitato spesso in questo periodo sentire clienti che in smart working invece di ottimizzare l'orario di lavoro, eliminando il tempo investito prima in spostamenti, in realtà lavorano più ore.

Tutto bene se la produttività è aumentata in modo proporzionale alla quantità di ore lavorate. Personalmente non credo.

Credo che invece la produttività sia rimasta la stessa o sia aumentata meno che proporzionalmente. E questo credo non dipenda solamente dal cambiamento dell'organizzazione del lavoro. Credo invece che molto dipenda dal livello di attenzione usato nelle relazioni con gli altri.

Possiamo essere più produttivi senza per questo aumentare la quantità di ore di lavoro. La sfida è, ancora una volta, di cambiamento: fare meglio in minor tempo.

Una soluzione è allenare l'attenzione e saperla concentrare al massimo quando serve, eliminando - ad esempio - tutti gli elementi di distrazione.






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