Cosa hai imparato nei momenti di crisi?
- Gian Luca D'Apote

- 10 ott
- Tempo di lettura: 1 min
Ieri con un cliente abbiamo rivisto un progetto dato per spacciato: siamo a settembre, bilancio prima dell’ultimo trimestre: “risultati scarsi = fallimento”.
Valutazione sobria e concreta ma anche la scorciatoia mentale più ovvia.
Il pensiero veloce, come ci insegna Kahneman, spesso applica logiche e metriche conosciute anche dove è più funzionale abbandonarle e sostituirle.
Come abbiamo lavorato in sessione:
- Abbiamo osservato come stava reagendo, oltre cosa stava accadendo
- Abbiamo sostituito i suoi giudizi con domande generative
Sono emersi due apprendimenti applicabili in fase di crisi:
1. Spostare il focus prima verso l’interno, poi verso l’esterno.
Le risorse su cui fare leva sono quelle interne. Agire invece che reagire, generare soluzioni diverse in un’ottica evolutiva che risponde al contesto imprevisto.
2: Sospendere il bilancio
In momenti di stress come questi, i nostri schemi mentali (bias cognitivi) entrano in azione più facilmente e frequentemente. Come, ad esempio, il pensiero che mette prima in evidenza tutti gli aspetti “negativi”, che non funzionano. Inevitabile che questo influenza terribilmente il risultato finale.
Più funzionale invece gestire il picco di questa fase e poi darsi feedback e fare bilanci.
La crisi non chiude la partita, arriva durante il percorso e non alla fine.
È generativa di nuove soluzioni, è lo stimolo per evolvere.
E il primo passo fondamentale per affrontarla è ritrovare lucidità e chiarezza mentale.
Ti è capitato di abbandonare o chiudere un progetto in fase di crisi?
Chi o cosa ti ha aiutato a cambiare punto di vista?




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