La sottile linea rossa tra feedback e giudizio
- Gian Luca D'Apote

- 10 ott
- Tempo di lettura: 1 min
Il feedback è uno strumento di comunicazione semplice ed estremamente potente.
Ma non tutto ciò che chiamiamo “feedback” lo è davvero.
E gli effetti che si producono a livello ormonale e sui comportamenti del cervello sono notevolmente diversi.
Qualche indizio per cogliere le differenze.
Il giudizio mascherato da feedback lo riconosci perché è riferito alla persona, un indizio è l’uso del “sei…”, “non sei…”
La percezione è di minaccia e il cortisolo aumenta, facendoci entrare in modalità difensiva.
Il cervello, in stato di allerta, attiva i comportamenti difensivi: giustificazioni, alibi, spostamento del giudizio su cause esterne…
L’esito è prevedibile: poca chiarezza, conflitto emotivo, zero cambiamento.
Il feedback lo riconosci perché è riferito ai comportamenti osservabili, un indizio lo trovi nell’uso del “hai…”, “fai...”
La percezione è di invito alla collaborazione che stimola socialità e relazione: il cortisolo diminuisce, aumenta dopamina (capisco cosa e come correggere) e aumenta l’ossitocina (rinforzo sociale).
Il cervello attiva le funzioni esecutive, aumenta la lucidità, l’esplorazione e l’azione.
Esito: comprensione, impegno, azione, cambiamento.
Nel contesto attuale, di alta incertezza e rapido cambiamento, sapere come ci stiamo comportando e attivare l’apprendimento ci permettono di restare in carreggiata per arrivare a destinazione.
Proprio per questo siamo chiamati ad avere la massima attenzione sulla qualità della comunicazione e sugli effetti che produce.
Uso quotidianamente il feedback da svariati anni, nel tempo l’ho affinato, applicato in diverse modalità e situazioni con una costante: ha sempre generato cambiamento e risultati.
Tu, che tipo di feedback dai?
E che tipo di feedback ricevi?




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